Il terzo settore cresce nonostante la pandemia e oggi conta 375.000 istituzioni (+25% in 10 anni). Gli italiani che lo sostengono con contributi sono 6,7 milioni, il 13% degli over 14.
Il ruolo del non profit cresce in Italia, anche durante la pandemia. Un universo che conta 375.000 istituzioni tra associazioni, fondazioni e cooperative sociali, in aumento del 25% rispetto a 10 anni fa. Gli italiani che partecipano ad attività associative sono 10,5 milioni, vale a dire 1 su 5 tra chi ha più di 14 anni.
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Il terzo settore cresce nonostante la pandemia e oggi conta 375.000 istituzioni (+25% in 10 anni). Gli italiani che lo sostengono con contributi sono 6,7 milioni
Il valore della produzione è stimato in 80 miliardi di euro e sfiora il 5% del Prodotto interno lordo. Gli addetti sono 900.000 (70% donne), ai quali si aggiungono 4 milioni di volontari.
La ricerca conferma che la Penisola è uno dei Paesi con più “vitalità sussidiaria” in Europa, con un’associazione ogni 160 abitanti. Circa l’85% delle istituzioni del terzo settore è rappresentato da associazioni, il restante 15% sono cooperative sociali, fondazioni, sindacati o enti.
Due terzi delle istituzioni non profit (65%) operano in cultura, sport e ricreazione; seguono l’assistenza sociale e la protezione civile (9%), le relazioni sindacali e imprenditoriali (6%), la religione (5%), l’istruzione e ricerca (40%) e la sanità (4%).
Gli italiani sopra i 14 anni che versano contributi al terzo settore sono oltre 6,7 milioni, pari a 13 su 100.
I “sostenitori” sono più diffusi al nord. Il record va al Trentino Alto Adige, dove il 27% degli over 14 contribuisce al terzo settore, seguito da Friuli Venezia Giulia (21%) e Valle d’Aosta (20%). In coda Sicilia (6,1%), Campania (7,4%) e Calabria (7,5%). La maggiore concentrazione di “supporter” del non profit è nei piccoli Comuni, fino a 2.000 abitanti con il 14,8% degli over 14 e nelle zone centrali delle grandi città metropolitane (14,6%).
“Il vasto mondo del terzo settore e più in generale del privato sociale rappresenta una risorsa di enorme valore per il Paese e la sua economia, come abbiamo avuto modo di sperimentare durante l’emergenza sanitaria ed in particolare nei mesi difficili del lockdown, e porta un contributo determinante all’occupazione sia in termini quantitativi che qualitativi – dichiara Tiziano Treu – Avrà un ruolo strategico anche nell’attuazione del PNRR. Per questo associazioni e imprese sociali vanno sostenute e tenuta in debita considerazione come più volte evidenziato in audizioni parlamentari e con documenti del CNEL presentati a Governo e Parlamento”.
“Questa nuova ricerca – sottolinea Franco Bassanini – e ancor più ampiamente quella che presenteremo il 28 maggio al CNEL fanno emergere il ruolo cruciale delle comunità intermedie in un mondo in rapida trasformazione. Nel quale la globalizzazione e le tecnologie digitali, e ora la pandemia, producono frammentazione e atomizzazione. Ma nel quale è sempre più evidente che, al contrario, solo la rivitalizzazione della trama delle comunità intermedie (ridefinite nei loro obiettivi e modi di operare) consentirà di far fronte alle sfide della sostenibilità sociale e ambientale e alla crisi di legittimazione e rappresentatività dei nostri sistemi democratici, indeboliti dalle pratiche illusorie della disintermediazione politica e sociale”.
“La pandemia – osserva Giorgio Vittadini – ha esaltato il ruolo del terzo settore che ha affiancato l’intervento pubblico in settori chiave come l’assistenza e la salute. Certo l’emergenza Covid ha penalizzato alcuni comparti come asili, centri diurni per invalidi, attività sportive e ricreative. Nonostante la crisi, privati ed enti pubblici hanno sostenuto con donazioni e contributi il terzo settore, riconoscendo il suo grande valore sociale e contribuendo a diffondere la cultura della sussidiarietà”.
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